Rovereto Digital Library: la storia a portata di click

Rovereto Digital Library: la storia a portata di click

La Biblioteca civica “Girolamo Tartarotti” di Roveretoprende il nome da Girolamo Tartarotti, pre-illuminista, erudito e poligrafo roveretano (1706 – 1761)”. Alla sua morte lasciò all’Ospedale dei Poveri tutta la sua biblioteca confidando che venisse acquisita dal Comune. Nel 1764 il Comune di Rovereto concretizza il desiderio di Tartarotti e crea, grazie all’acquisto dei suoi libri, una delle prime biblioteche pubbliche in Italia “e quasi sicuramente la prima in Tirolo e Austria”. 

Da allora il patrimonio è aumentato in maniera considerevole e oggi ha raggiunto cifra significativa di quasi 450.000 volumi. Al patrimonio librario occorre aggiungere una presenza importante di fondi archivistici, manoscritti e sezioni speciali. Acquisizioni, acquisti e donazioni hanno, quindi, arricchito in maniera straordinaria il primo lascito di Tartarotti.

Oggi la Biblioteca Tartarotti è una una realtà che riesce in maniera brillante a creare il giusto incontro fra patrimonio antico e proposte in linea con le richieste dei pubblici contemporanei. Unire modernità e storia in una elegante narrazione di sé e delle proprie peculiarità è indubbiamente un risultato importante. Un risultato testimoniato dal forte legame con il territorio, con i cittadini. Legame che si manifesta anche nei risultati ottenuti sui canali social (Fb e IG in particolare). In cui un tono di voce elegante e istituzionale incontra, ancora una volta con sapiente equilibrio, ironia e sorriso.

Rovereto Digital Library

La nuovissima Rovereto Digital Library che sarà presentata il 22 febbraio 2024 è una naturale tappa di questo cammino che vede la biblioteca Tartarotti protagonista della storia del suo territorio. Anche grazie alla sua capacità di narrarlo.

Il titolo del convegno, “Rovereto Digital Library la storia a portata di click” sintetizza in maniera efficace scopo e visione della digital library: un portale di accesso alla memoria della città. Realizzata con DSpace-GLAM, Rovereto Digital Library consente di consultare “un patrimonio culturale inestimabile”.

Interventi
  • Giulia Mori – Funzionaria bibliotecaria, Biblioteca Tartarotti
    Digitale, perché? Sintesi di un progetto
  • Stefania Franzoi – Sostituita direttrice, Ufficio beni archivistici, librari e Archivio provinciale della Soprintendenza per i beni e le attività culturali
    Dalla descrizione archivistica alla comunicazione: l’esperienza del Sistema informativo
    degli archivi storici del Trentino
  • Laura Zanette – Funzionaria esperta, Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali
    Una Digital Library della provincia di Trento? Problemi e prospettive
  • Emilia Groppo – Head of the Cultural Heritage Division, 4Science
    Scoperta e condivisione nell’ecosistema DSpace-GLAM
  • Anna Busa – Docente a contratto, Alma Mater Studiorum Università di Bologna
    La biblioteca digitale, un luogo in cui rinnovare l’incontro fra cittadini e memoria
Come partecipare

Il convegno si tiene in Sala Belli – Palazzo Alberti Poja, ha inizio alle ore 10 e si potrà seguire anche online.

Il teatro contemporaneo e la digital library: inizia il progetto Motus

Il teatro contemporaneo e la digital library: inizia il progetto Motus

Eccoci al primo appuntamento di una narrazione che accompagnerà le principali fasi di un progetto innovativo e dalla caratteristiche peculiari. Si tratta del progetto Motus che, realizzato con DSpace-GLAM, rappresenta un’occasione per uno straordinario incontro fra digital library e teatro contemporaneo. Scopriamo insieme chi è Motus e le principali caratteristiche del progetto. 

Chi è Motus?

Motus è una delle più affermate compagnie del panorama teatrale contemporaneo italiano. Fondata nel 1991 a Rimini da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, Motus si è guadagnata una reputazione di spicco a livello nazionale ed internazionale. I progetti di Motus si nutrono delle contraddizioni del contemporaneo, delle lacune sociali e politiche del tempo che attraversano. In questa capacità di lavorare il presente e nel linguaggio transdisciplinare che coniuga drammaturgia originale e scrittura scenica, video e ricerca sonora e musicale, testo e lavoro sul movimento, risiede la poetica della compagnia.

Nel corso degli anni, Motus ha portato in scena spettacoli che affrontano tematiche complesse e attuali, spesso ispirandosi a opere letterarie o a episodi storici. La loro capacità di mescolare tradizione e contemporaneità ha contribuito a renderli unici nel loro genere. Motus non si limita alla sola produzione di spettacoli teatrali. Infatti, è coinvolta anche in progetti culturali più ampi, collaborando con artisti provenienti da diverse discipline e lavorando su progetti che coinvolgono la comunità. Nel 2020 la compagnia è invitata a ricoprire la Direzione Artistica del Santarcangelo Festival in un cinquantenario che, a causa della crisi pandemica, viene intitolato Futuro Fantastico e articolato in tre movimenti.

Il 2023 vede nascere l’edizione zero di Supernova. Progetto triennale per le Arti Performative a Rimini in cui i due registi ricoprono il ruolo di curatori artistici. Attraverso il loro impegno artistico, Motus ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi. Ha così consolidato la loro posizione come una delle compagnie teatrali più interessanti e influenti in Italia. La continua ricerca di nuove modalità espressive e la capacità di affrontare temi cruciali con un linguaggio contemporaneo confermano la loro rilevanza nel panorama artistico internazionale.

inizia il progetto Motus

Credits: Motus, ph. Lorenzo Burlando

La collaborazione con 4Science e la nascita dell’Archivio Motus

Nel 2020 inizia il progetto di costruzione dell’archivio storico della compagnia. Il punto di partenza è il lavoro di catalogazione dei video di tutti gli spettacoli, sin dai primi esperimenti degli anni novanta. Dopo una prima fase di digitalizzazione di centinaia di VHS, Super8 e altri supporti analogici, il 2023 ha visto nascere la collaborazione tra Motus e Biblioteca Gambalunga di Rimini con il supporto del Comune di Rimini e 4Science. Insieme, le tre realtà presentano e vincono il progetto sull’archivio Motus per il bando PNRR TOCC “Transizione Digitale di Organismi Culturali e Creativi”.

L’obiettivo è creare un archivio comprensivo di documenti video e cartacei di tutti i 33 anni di vita della compagnia. L’archivio, disponibile gratuitamente e accessibile a tutti, avrà forma digitale e fisica. Sarà conservato in parte presso la biblioteca di Rimini e in parte presso Casa Motus, la bella casa colonica dei due registi che verrà trasformata in Bene Comune. Il progetto dell’archivio di Motus vedrà luce nel 2025. Sarà di grande utilità per tutti quegli studiosi e appassionati che richiedono materiale delle produzioni passate della compagnia. L’archivio sarà inoltre uno strumento utile per la stesura di pubblicazioni, ricerche ed approfondimenti tematici e potrà essere pensato come punto di partenza per rassegne, eventi ed incontri.

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Il testo è a cura di Motus, che ringraziamo per la collaborazione. Le foto di copertina e del post sono state fornite da Motus. Tutti i diritti riservati.

I nuovi ingressi in Digital Library PAVIA

I nuovi ingressi in Digital Library PAVIA

Diverse le occasioni in cui si è parlato e si parla di Digital Library PAVIA (DL PAVIA): convegni, seminari, incontri, summer school, …  Anche in un nostro post del 20 marzo 2023. In questi giorni c’è una nuova partecipazione e si tratta del convegno del 25 gennaio 2024 “𝙋𝙖𝙩𝙧𝙞𝙢𝙤𝙣𝙞𝙤 𝙘𝙪𝙡𝙩𝙪𝙧𝙖𝙡𝙚 𝙚 𝙞𝙣𝙛𝙧𝙖𝙨𝙩𝙧𝙪𝙩𝙩𝙪𝙧𝙚 𝙙𝙞 𝙧𝙞𝙘𝙚𝙧𝙘𝙖: 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙣𝙨𝙚𝙧𝙫𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙚 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙪𝙣𝙞𝙘𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙖𝙡 𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙤“. Questo perché l’esperienza di DL PAVIA è certamente una delle più interessanti nel panorama italiano (e non solo).

Un po’ di storia

La biblioteca digitale dell’Università degli studi di Pavia inizia la sua storia negli anni 2003-2006 con un primo nucleo di documenti appartenenti al fondo della biblioteca di Plinio Fraccaro, digitalizzati grazie a un progetto realizzato con il contributo finanziario della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e a una quota di finanziamento residuale erogata dal CILEA (Consorzio interuniversitario lombardo per l’elaborazione automatica). Siamo quindi di fronte a una delle prime realizzazioni italiane di biblioteca digitale. Una volta dismessa la piattaforma iniziale su cui poggiava la biblioteca digitale, indisponibile per scelta dei gestori, nel 2018 nasce l’idea di Digital Library PAVIA. Dopo un lavoro di analisi delle esigenze locali, di scelta e configurazione delle funzionalità e dopo il recupero di alcuni fondi già digitalizzati, il 13 gennaio 2021 viene presentata la nuova infrastruttura tecnologica e il nuovo brand.” [nota 1]

Digital Library PAVIA , oggi

Da un punto di vista scientifico, come ci dice Roberto Canevari, responsabile di Digital Library PAVIA, è da evidenziare l’attenzione alla cura dedicata alla meta-datazione e alle relazioni fra oggetti digitali. Relazioni la cui generazione e gestione è possibile grazie alle possibilità offerte dalla piattaforma DSpace-GLAM. Ma non è stato raggiunto “solo” il risultato di una biblioteca digitale nel pieno rispetto degli standard dei diversi ambiti MAB. L’ulteriore risultato raggiunto da DL PAVIA è anche quello di essere diventata centro di interesse anche per enti culturali esterni all’Ateneo. Questo interesse si è tradotto nella volontà di importanti realtà culturali del territorio di entrare a far parte di DL PAVIA. Per facilitare questi ingressi è stata messa a punto una convenzione. Sono già attivi i primi esempi concreti di collaborazione e mostrano già i loro effetti positivi sulla consultazione e la valorizzazione del patrimonio. Si tratta dei Collegi Universitari Pavesi: Almo Collegio Borromeo e Collegio Fratelli Cairoli. Quest’ultimo ancora non ha iniziato il conferimento dei documenti digitali. L’Almo Collegio Borromeo, ha iniziato il caricamento di diverse tipologie di materiali: libri antichi, documenti archivistici, fotografie, … Naturalmente il processo è solo all’inizio e si assesterà nel tempo.

DL Pavia

Volta del Salone degli affreschi – Scene della vita di san Carlo Borromeo, figure allegoriche, vittorie alate, angeli, stemmi, emblemi araldici della famiglia Borromeo

Riflessioni finali

Roberto Canevari rileva già alcuni elementi di riflessione interessanti a seguito di questi due primi ingressi “esterni” legati al territorio pavese. In effetti già il conferimento della “Provincia Pavese” da parte della Biblioteca Universitaria di Pavia aveva rappresentato un primo ingresso extra Università di Pavia. Ma queste due realtà hanno un duplice effetto positivo su DL Pavia, da una parte un arricchimento oggettivo del patrimonio della biblioteca digitale e anche una sorta di “completamento”. Pensiamo ad esempio al risultato di una ricerca relativa a una persona (docente, studioso, …) che magari è stato anche alumno di uno dei Collegi. Il secondo aspetto ancora più importante è l’ampliamento de facto della base di utenza. Infatti l’utenza dei Collegi è diversa da quella dell’Università, pertanto nel momento in cui si conosce la disponibilità in linea di materiali storici dei Collegi chi consulterà tali materiali verrà anche in contatto con il resto del patrimonio di DL PAVIA che magari non avrebbe consultato. Quindi, conclude Roberto Canevari, un ampliamento dell’utenza per tutta la DL PAVIA.

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Nota [1] Paolo Nassi in “Come comunicare la biblioteca digitale”, A.Busa, Editrice Bibliografica, 2023

 

La storia della Digital Library: definizioni, scenari, contesti

La storia della Digital Library: definizioni, scenari, contesti

Annamaria Tammaro, in suo saggio del 2005 ci aiuta a ripercorrere tappe e significati del termine “digital library”. “La prima definizione di biblioteca digitale è nata nel 1993 e l’autrice è stata Christine Borgman che, in un periodo in cui veniva usato solo il termine biblioteca elettronica per definire il concetto, usa invece biblioteca digitale per definire la combinazione di:

  • un servizio;
  • una architettura di rete;
  • un insieme di risorse informative, incluso banche dati testuali, dati numerici, immagini, documenti sonori e video, eccetera;
  • un insieme di strumenti per localizzare, recuperare e utilizzare l’informazione recuperata

Una seconda definizione è stata successivamente data nel 2000 da Arms che focalizza la necessità della organizzazione e della gestione sia delle collezioni digitali che dei servizi […]. Secondo Arms, la biblioteca digitale è una collezione di informazioni organizzata insieme ai servizi correlati, dove l’informazione considerata è in formato digitale e i servizi sono accessibili attraverso la rete”.

Una terza definizione del 1999 di Marchionini e Fox, si focalizza sul servizio e modella la digital library come un universo in quattro dimensioni:

  1. gli utenti, che rappresentano la dimensione socioculturale
  2. la tecnologia, che è il motore della biblioteca digitale
  3. i servizi che sono essenziali in quanto riguardano la capacità di interagire con la digital library nella sua accezione più ampia (reference digitale, …)
  4. i contenuti che comprendono le diverse tipologie di documento, i formati, …

Alle diverse definizioni si affianca una vera e propria trasformazione che in questi anni ha caratterizzato la digital library. Una trasformazione che ho seguito da vicino come docente e in azienda, vista l’esperienza maturata negli ultimi 20 anni.

La prima trasformazione

Abbiamo vissuto il passaggio da un primo concetto di digital library costituita da file e dati digitali al successivo ingresso della digitalizzazione delle collezioni e, in particolare, di quei materiali speciali o unici, posseduti dalle biblioteche. Fra gli esempi più ricorrenti: Bibbie purpuree, icunabula o prime edizioni della Divina Commedia. In un secondo momento, su impulso di finanziamenti straordinari si sono costruite digital library di (grandi) mappe e catasti (il progetto Imago ne è un esempio), seguite da grandi progetti di emeroteche digitali (spesso realizzate a livello di grigio o bianco e nero).

L’obiettivo di queste digital library era quello di permettere ad un pubblico più vasto la fruizione di materiali fragili (carta cellulosa, carta rivista, ecc) senza rovinare l’originale. Erano le biblioteche digitali delle collezioni “noli me tangere”, per lo più consultabili in locale, la cui introduzione ha di fatto sostituito la fruizione per microfilm.

Gli anni dal 2004

Dal 2004-2005 ai giorni nostri si sono succeduti una serie di progetti, sempre su finanziamenti straordinari (fra cui anche il PNRR), di digitalizzazione e messa on line di manoscritti medievali, pergamene degli archivi ecclesiastici, ancora mappe o manoscritti musicali. Fino al 2007-2008 queste digital library nascevano senza nessuna attenzione nei confronti del pubblico dei fruitori. Infatti, gli unici utenti erano le stesse istituzioni che avevano finanziato e selezionato i materiali.

Il pubblico interessato al materiale era, quindi, costituito essenzialmente da accademici, storici che però, non ancora avvezzi al mondo digitale, alla fine preferivano fruire della copia fisica originale. Infatti, le statistiche di utilizzo e consultazione delle digital library fino al 2012 -2013 mostrano dati sconfortanti e un deciso sottoutilizzo delle piattaforme, di fatto misconosciute. Concordo, quindi, con Alberto Salarelli quando scrive, nel suo contributo in Bibliotecae.it, la storia delle biblioteche digitali è una “storia complessa””.

Digital library, oggi

Oggi la situazione è in divenire (finalmente) e vede da una parte il tema della tecnologia farsi quanto mai urgente e centrale, dall’altra c’è una nuova apertura verso pubblici profondamente diversi.

Questo si traduce, prima di tutto, nella necessità che la propria digital library poggi su solide basi tecnologiche, finanziamenti ordinari e su contenuti studiati e selezionati sulla base anche delle aspettative dei pubblici. Strutturate e gestite in maniera flessibile e dinamica.

Le prime digital library, le vetrine misconosciute dai motori di ricerca che contenevano materiali unici ma di poco interesse frutto di finanziamenti straordinari, non hanno resistito all’obsolescenza tecnologica, alcune sono andate disperse altre si trovano in una sorta di limbo: sono su hard disk o server fuori manutenzione, che da un momento all’altro possono cessare la loro esistenza. Spesso anche per l’uscita dagli organici del personale che le ha gestite fino ad oggi.

Tecnologie in evoluzione

In questi anni di esperienza abbiamo capito quindi che è fondamentale strutturare la biblioteca digitale su tecnologie sempre in evoluzione, legate a community internazionali, attive e vitali, solide ed interconnesse tra loro, supportate dalle grandi istituzioni mondiali e seguite dai principali progetti internazionali.

Da questa consapevolezza deriva la scelta open source e la collaborazione attiva di 4Science con le grandi community internazionali. Una scelta che ha portato a realizzare la nostra digital library DSpace-GLAM con DSpace, una fra le più diffuse piattaforme open al mondo e a impegnarci in prima persona nella definizione degli open standard e nella loro diffusione.

Questo approccio, secondo noi, salvaguarda le istituzioni dall’ obsolescenza tecnologica, le libera dai vincoli degli ambienti proprietari e dalle realizzazioni che vengono definite “locali”. Locali perché risultato dell’impegno di una specifica realtà che non presentano i vantaggi del respiro internazionale delle community anche in termini di sostenibilità.

Nuovi pubblici

A questi aspetti prevalentemente tecnologici, se ne affianca un altro, parimente importante. Riprendendo la citazione di Alberto Salarelli, possiamo infatti confermare che le digital libraries sono

“uno strumento che ha visto mutare il proprio pubblico di riferimento, prima identificabile sostanzialmente con la platea dei professionisti della ricerca per poi aprirsi progressivamente verso le istanze di un’utenza meno specialistica ma, non di rado, particolarmente ansiosa di usufruire degli immensi patrimoni custoditi negli istituti della memoria collettiva, finalmente accessibili dal proprio computer”.

Questo mutamento ci deve far riflettere sulle scelte dei contenuti, sugli obiettivi e su nuove modalità (e approcci) di valorizzazione. Per analizzare lo sviluppo possibile di ciascuno di questi aspetti, occorre, a nostro parere, una riflessione propedeutica.

Sia nel caso di recuperare una digital library obsoleta che nella realizzazione di un nuovo progetto digitale è importante assicurarsi che l’istituzione comprenda che non si tratta di un impegno organizzativo, strutturale ed economico temporaneo e straordinario come è accaduto troppo spesso in passato. Piuttosto, come tutte le altre piattaforme tecnologiche (LMS, discovery tools, abbonamenti alle risorse elettroniche, ecc) anche la digital library deve rientrare nell’ organizzazione ordinaria dell’istituzione.

Garantire un impianto “sicuro”

Alle possibili obiezioni sugli impegni economici, 4Science risponde con la possibilità di attuare un approccio graduale che può partire anche con risorse iniziali (umane ed economiche) circoscritte. L’importante, secondo noi, è strutturare un impianto sicuro e duraturo nel tempo in grado di crescere anche con gradualità.

Dobbiamo infatti essere consapevoli che:

  • è difficile immaginare la digitalizzazione completa del patrimonio culturale da subito
  • è opportuno privilegiare la digitalizzazione del materiale catalogato e per quello non catalogato portare avanti insieme il processo.
  • ed è importante organizzare l’ingresso dei materiali digitali nativi: audio, video, podcast …

A questi assunti, vale la pena aggiungere una ulteriore riflessione che apre anche nuove opportunità sulle quali è utile una riflessione. DSpace nasce come repository istituzionale per rispondere ai bisogni specifici dei sistemi di archiviazione digitale, focalizzati sul deposito a lungo termine, l’accesso e la preservazione dei contenuti digitali. DSpace-GLAM ottimizza in questo modo impegno economico e organizzativo, crea una soluzione sostenibile e duratura nel tempo ponendo le basi di una collaborazione fra diversi ambiti della stessa istituzione.

L’identità della collezione

Costruire l’identità della collezione è quindi un passo certamente fondamentale e per farlo occorre creare le condizioni di incontro fra materiali disponibili e strumenti deputati a favorire la loro fruizione. Dobbiamo rilevare che, purtroppo, in molti casi l’istituzione si trova anche a dover fare i conti con patrimoni digitali frutto di scelte passate, spesso basate sui gusti ed interessi culturali di singoli conservatori o patrimoni digitali risultato di digitalizzazione on demand.

Questo significa che è indispensabile un miglioramento dell’impianto complessivo puntando sulla capacità di far coesistere collezioni diverse e su una migliore presentazione dei contenuti.

Agli strumenti di natura tecnologica occorre affiancare anche adeguate scelte strategiche. I primi sono messi a disposizione da piattaforme come DSpace-GLAM, le scelte strategiche discendono dall’applicazione dei nuovi approcci di marketing culturale che agiscono sul processo di valorizzazione.

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post a cura di Emilia Groppo
Emilia Groppo, è Team Leader del settore Digital Humanities per 4Science. Professoressa a contratto presso il Dipartimento Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna – Campus di Ravenna e presso il Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Milano è specializzata in Archeologia e Storia dell’arte. È stata team leader e project manager nel settore Beni Culturali nei consorzi interuniversitari per l’ICT Cilea e Cineca, dove coordinato numerosi progetti nazionali, fra cui alcune delle più grandi Digital Library in Italia. Nel corso della sua ormai pluridecennale esperienza professionale è stata per molti anni responsabile del polo SBN di tutte le università lombarde e responsabile dell’informatizzazione di molte biblioteche ed archivi storici italiani. Altre informazioni sul profilo Linkedin.

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Bibliografia

Anna Maria Tammaro, Che cos’è una biblioteca digitale? – Digitalia 2005
Christine Borgman. National electronic library report. In: Sourcebook on digital libraries: report for the national science foundation, ed. Edward A. Fox. Blacksburg (VA): Computer Science Department, 1993, p. 126-147 e Christine Borgman. What are digital libraries? Competing visions. «Information processing and management», 35 (1999), n. 3, p. 227-243
William Y. Arms. Digital libraries. Cambridge (Mass.): MIT Press, 2000.
Marchionini G., Fox E.A., 1999. Progress toward digital libraries: augmentation through integration. Journal of Information Processing and Management, Tarrytown (NY): Pergamon Press, 35(3).
Salarelli Alberto, Bibliothecae.it, Vol 8, No 2 (2019)
Jacob Carlo, Dimensionamento e politiche di gestione di una biblioteca digitale, JLis, 2007
Anna Busa, Come comunicare la biblioteca digitale, Editrice Bibliografica, 2023

Gli auguri di Buone Feste di Nexhum

Gli auguri di Buone Feste di Nexhum

Il webinar che si è tenuto lo scorso 6 dicembre 2023 ha avuto come protagoniste Clementina Fraticelli e Sara Morici del Sistema Bibliotecario di Ateneo dell’Università di Macerata. Oltre a parlarci del progetto Nexhum, delle sue caratteristiche, del percorso fatto fin qui e degli sviluppi futuri ci hanno preparato una sorpresa.

La sorpresa è questo video che contiene gli auguri di Buone Feste di Nexhum ai/alle partecipanti al webinar. Non solo, ce lo hanno messo a disposizione per condividere i loro auguri con tutta la community DSpace-GLAM Italia e, più in generale, con tutte le istituzioni culturali che leggono la nostra Newsletter. Un grazie grande come … Nexhum !

Il video ci accompagna in un piccolo viaggio all’interno di Nexhum e così scopriamo Presepe (Manifesto scolastico settimanale, Edizioni educative economiche, Stabilimento grafico S.A.Panini Vanoni & C. – Milano – Testata: Dal 21 al 31 dicembre 1934).

L’immagine di Giuseppe e Maria, dal settimanale Candido del 1947 e una Befana un po’ accigliata da Asso di Bastoni.  C’è ancora altro … ma si rivelerà intanto che scorrono le immagini. 

Per vederlo si può clikkare sull’immagine sotto riportata o accedere agli auguri di Buone Feste di Nexhum da questo link

auguri di natale di nexhum

Auguri !!!

Anche Sapienza e Ca’ Foscari scelgono 4Science per Dataverse

Anche Sapienza e Ca’ Foscari scelgono 4Science per Dataverse

Dataverse è una piattaforma di archiviazione dati sviluppata dalla Harvard University che offre agli Atenei e agli Istituti di ricerca uno spazio sicuro e organizzato per conservare e condividere i dati della ricerca. È una risorsa fondamentale per i ricercatori perché consente di condividere i risultati del loro lavoro in modo aperto e trasparente.

4Science e la Community 

4Science è da sempre attiva nella community Dataverse. Partecipiamo a conference, meeting e condividiamo la nostra esperienza e le nostre competenze.

Il Supporto di 4Science 

Il nostro team di esperti offre un supporto completo, dalla progettazione all’implementazione e alla gestione continua della piattaforma. Siamo impegnati a garantire che Dataverse sia configurato al meglio per le esigenze specifiche dell’università, per consentire una gestione dati efficiente e sicura.

 

Anche Sapienza e Ca’ Foscari scelgono 4Science come partner Dataverse

All’Università degli studi di Milano La Statale, che da tempo ha scelto 4Science per la realizzazione del suo progetto Dataverse, si aggiungono due importanti atenei italiani. Si tratta delle università La Sapienza di Roma e Ca’ Foscari di Venezia.

Il progetto Sapienza è online da qualche giorno, consultabile qui. Ca’ Foscari vedrà a breve la partenza del progetto, finanziato con fondi del PNRR.

Per entrambi i progetti l’obiettivo è valorizzare sempre più la condivisione e l’interdisciplinarietà del lavoro dei
ricercatori e dei Dipartimenti, la condivisione anche verso l’esterno.

La soluzione Dataverse fornita da 4Science è in SaaS e ospitata nel data center AWS di Dublino, alimentato interamente da energia eolica. Una scelta strategica per la “corporate responsability” di  4Science che include il nostro impegno nella riduzione dell’impatto ambientale.  Scegliendo 4Science, le istituzioni possono collaborare con un’azienda che si impegna a creare un futuro sostenibile per tutti.

Il servizio SAAS di 4Science così come il datacenter AWS sono entrambi qualificati AgID/ACN.